GLI ITALIANI ALLE OLIMPIADI DI NUOTO

Se oggi il nuoto è uno sport amato e seguito anche dai media (perlomeno in occasione dei grandi eventi) di certo lo dobbiamo alle imprese mondiali ed olimpiche ottenute dai nostri atleti nel periodo che va dal 2000 al 2009. Un decennio d’oro che ha contribuito in maniera fondamentale a riempire quel “medagliere” che fino al nuovo millennio poteva contare su poche gioie e pochissime perle.

È chiaro che per parlare della storia dei nostri nuotatori alle olimpiadi basterebbe, a livello di numeri, un paragrafo con 10 nomi, tanti sono gli atleti capaci di mettersi al collo una medaglia individuale a cinque cerchi. Eccoli, in rigoroso ordine cronologico: Novella Calligaris, Stefano Battistelli, Luca Sacchi, Emanuele Merisi, Domenico Fioravanti, Massimiliano Rosolino, Davide Rummolo, Federica Pellegrini, Alessia Filippi. A loro aggiungiamo l’unica staffetta medagliata, composta da Brembilla, Rosolino, Cercato e Magnini (più Cappellazzo e Pellicciari che hanno nuotato la batteria), ed il gioco è fatto.

Se escludiamo la mitica Novella Calligaris (3 podi a Monaco 1972), tutte le medaglie del nuoto azzurro sono state conquistate da Seoul 1988 a Pechino 2008. E ancora, se escludiamo i 4 bronzi delle tre olimpiadi precedenti il nuovo millennio, scopriremo che Sydney 2000 (3 ori, 1 argento, 2 bronzi), Atene 2004 (1 argento, 1 bronzo) e Pechino 2008 (1 oro, 1 argento) rappresentano il decennio d’oro del nuoto azzurro, conclusosi simbolicamente (e da un certo punto di vista anche agonisticamente) con i Mondiali di Roma 2009.

Ma per ripercorrere la storia olimpica del nuoto italiano sarebbe troppo semplice nonché ingiusto partire dagli anni d’oro da poco conclusi. Sarebbe mancare di rispetto e riconoscenza a quel movimento che mette le sue radici ben più indietro nel tempo e che racchiude non 10 ma 234 nomi: tanti sono gli atleti che hanno partecipato ad un’olimpiade nel nuoto, da chi ha nuotato solo una batteria di una staffetta (magari anche sfortunatamente squalificata, come Giacomo Vassanelli nel 2004) a chi ha vinto due ori in entrambe le gare nuotate (Domenico Fioravanti nel 2000).

LE PRESENZE GARA

Per non farne una mera questione di allori, si può innanzitutto osservare la lista dei nostri azzurri impegnati nelle vasche a cinque cerchi da un’altra angolazione, per esempio conteggiando le presenze gara. Queste sono le prime 15 posizioni.

 

Lungi questa da essere una classifica che mette in fila i meriti degli atleti, è più una graduatoria dei più presenti, ovvero degli atleti che si sono meritati più volte la qualificazione all’evento olimpico.

Se al secondo posto troviamo chi tra qualche mese scalerà anche questa classifica (la divina Pellegrini, che a Rio sarà impegnata in almeno 3 gare), in vetta alla graduatoria c’è un mostro sacro del nuoto azzurro. Manuela Dalla Valle è stata per anni il metro di paragone per qualsiasi donna scendesse in vasca a cimentarsi nel nuoto agonistico. Sarai la “nuova Dalla Valle” si diceva ad una bambina che vinceva la prima medaglia in un campionato sociale di provincia. Ma in realtà la nuova Dalla Valle ha stentato ad arrivare: Manuela è stata in nazionale dal 1978 al 1998, collezionando 63 titoli nazionali e, a livello olimpico, 4 finali individuali. Gli allori internazionali in bacheca sono pochi, ma dobbiamo ricordare che Manuela nuotò in un’epoca difficile per lo sport femminile, così come per il nuoto: dal predominio DDR alla supremazia cinese passando per le sempre presenti americane ed australiane, le sue quattro finali valgono una medaglia. Sesta a Los Angeles nei 200 misti, ottava a Seoul nei 200 rana e settima a Barcellona nei 100 e 200 rana. Fece parte anche della nazionale di Atlanta, all’età di 33 anni, dove chiuse la carriera olimpica con un’altra finale, quella nella staffetta mista.
Manuela Dalla Valle, l'italiana con più presenze olimpiche
  

Il primo tra i maschi, invece, è forse il nuotatore più famoso e riconoscibile d’Italia (escludendo sempre la Pellegrini) ovvero Massimiliano Rosolino. Il Cagnaccio vanta 14 presenze gara olimpiche, distribuite in quattro edizioni dei Giochi tra il 1996 ed il 2008, 6 finali individuali e 5 in staffetta: la finale gli è sfuggita solo in tre occasioni, due delle quali nell’ultima Olimpiade disputata, quella di Pechino. D’altronde si sta parlando di un signore che, nonostante sia conosciuto dal grande pubblico per le apparizioni televisive e sui rotocalchi di gossip, ha collezionato qualcosa come 60 (sessanta) medaglie internazionali tra europei, mondiali ed olimpiadi. Ai Giochi deve la più grande soddisfazione della sua carriera: nella settimana di Sydney raccoglie un oro nei 200 misti con record olimpico, un argento dietro a Thorpe nei 400 stile (con tanto di record europeo) ed un bronzo nei 200 stile (primo degli umani, come si autodefinisce, sul podio insieme a Thorpe e Van Den Hoogenband). Ricordiamo che, nel settembre del 2000, le piscine d’Italia subirono un vero e proprio assalto di nuovi iscritti: fate 1+1.

Massimiliano Rosolino dopo la vittoria a Sydney 2000



IL MEDAGLIERE

Partecipare ad un’Olimpiade è il coronamento della carriera di ogni atleta che scenda in vasca o che inizi a fare un qualsiasi sport. Ma anche se tutte le partecipazioni valgono oro (a maggior ragione nelle giornate decoubertiane), da che mondo è mondo il medagliere è LA classifica di tutti gli eventi sportivi. Vediamo quindi il medagliere degli italiani alle Olimpiadi.



First of all, onore al merito a questo manipolo di grandi, grandissimi interpreti delle vasche che ogni mattina, al loro risveglio, possono ammirare appesa nelle loro bacheche la medaglia che tutti sognano.

Detto ciò, in cima a tutti troviamo colui il quale, con il suo urlo a Sydney, diede a milioni di italiani un brivido mai provato prima: l’oro olimpico originale per quanto riguarda le vasche, Domenico Fioravanti. È già stato scritto tutto sul suo talento, su quella rana perfetta che incantava stilisticamente e che si trasformava adattandosi a tutte le distanze. Ed è stato anche scritto tutto ed il contrario di tutto sul quel ritiro prematuro, quel problema cardiaco che ha portato via dalle vasche il più grande talento natatorio mai visto nel Bel Paese. Possiamo solo ricordare con emozione quei giorni magici e quell’inno suonato due volte all’Aquatic Center: da allora il nostro nuoto non è stato più lo stesso.

Domenico Fioravanti, doppio oro a Sydney 2000


Se di Massi abbiamo già parlato come il nuotatore più famoso in Italia, come possiamo definire Federica Pellegrini?  La Divina si appresta a nuotare la sua quarta Olimpiade e il medagliere, scaramanzie a parte, potrebbe dover essere aggiornato dopo la metà di agosto. I suoi Giochi iniziarono da bambina, nel 2004, quando a soli 16 anni salì sul quel secondo gradino del podio che la fece piangere di rabbia. Perché lei sapeva di valere già quell’oro che, quattro anni più tardi, arrivò puntuale al collo della più lottatrice tra le predestinate dello sport. Una ragazza dal talento infinito ma dalla tenacia ancora più grande, caratteristica che le ha permesso, dopo la delusione immensa di Londra 2012 (solo un quinto posto nella sua gara, i 200 stile) di rialzarsi ed andare a ricostruire una carriera.

Federica Pellegrini, argento ad Atene 2004



% PRESENZE GARA SU MEDAGLIE



* medaglia ottenuta per la partecipazione alle batterie di qualificazione

Più che una graduatoria è una risposta alla domanda: qual è l’atleta che ha la percentuale maggiore di medaglie conquistate rispetto alle gare disputate alle Olimpiadi?

Di Domenico Fioravanti abbiamo già detto e di come sia stato costretto al ritiro potendo disputare solo un’Olimpiade pure. Ma accanto a lui sul podio di Sydney c’era un altro atleta italiano, solo due gradini più giù. Si tratta di Davide Rummolo, stupendo interprete dei 200 rana che è riuscito a fare l’en plein nuotando una gara e portando a casa una medaglia (di bronzo) alle Olimpiadi: 100%. E se teniamo conto che il ranista campano, a quei Giochi, non doveva nemmeno partecipare e che la convocazione è arrivata in extremis nonostante il tempo limite non ci fosse…

Davide Rummolo abbraccia Domenico Fioravanti dopo l'impresa di Sydney


Se consideriamo che le percentuali di Fioravanti e Rummolo sono da definirsi “bulgare”, ne consegue che la mitica Novella Calligaris sia in testa tra quelli che ci hanno provato più volte di quante ci sono riusciti. Il che non è esattamente un demerito, anzi: su sei tentativi totali portare a casa tre medaglie mi sembra tutt’altro che un fallimento. A Città del Messico, nel 1968, la nostra Novella non aveva compiuto nemmeno 14 anni e già si sparava 200, 400 ed 800 stile alle olimpici. Fatta questa prima esperienza più propedeutica alla crescita che mirata alle prestazioni, la padovana prosegue la sua carriera e, quattro anni più tardi e non ancora maggiorenne, diventa la prima italiana capace di salire su un podio olimpico. Non una, tre volte, restando così fino ai giorni d’oggi l’unica donna capace di andare a medaglia in stili diversi. Il nuoto azzurro ha dovuto attendere 32 anni per un altro podio femminile tra le corsie.

Novella Calligaris, la prima medaglia del nuoto italiano alle Olimpiadi


Una menzione d’onore la dobbiamo all’ultimo atleta in questa classifica, Emiliano Brembilla. Il Brembo ha preso parte a quattro edizioni dei Giochi, attraversando da vero protagonista 15 anni di nuoto internazionale. Ed è vero che, come si si dice, i numeri non mentono: su 11 presenze gara si è messo al collo “solo” una medaglia, risultando così il meno performante tra i medagliati olimpici. Ci sono però due fatti da chiarire: innanzitutto quella medaglia è l’unica che una staffetta azzurra sia finora riuscita a vincere a livello olimpico. La 4x200 stile di Atene era composta, oltre che da Brembilla, anche da Massimiliano Rosolino, Filippo Magnini e Simone Cercato (con Pellicciari e Cappellazzo in batteria) e rappresenta l’apice di un percorso tecnico fortemente voluto dal compianto C.T. Alberto Castagnetti, fermo sostenitore della staffetta lunga come termometro dello stato di salute di una nazionale, e del quale Emiliano era un punto fermo da anni. In secondo luogo dobbiamo ricordare che nessuno come Emiliano Brembilla è stato “perseguitato” da sfortuna agonistica alle Olimpiadi. Partendo dal 1996 e finendo al 2008 fanno 5 quarti posti, quelli che in gergo si chiamano medaglie di legno. Nel ’96, a 18 anni, due quarti posti nei 400 e nei 1500 stile sono più che una promessa. Ma nel 2000 arriva la delusione più grande: per 1 maledetto centesimo è giù dal podio dei suoi 400 stile, gara nella quale sarà 4 volte campione europeo e bronzo mondiale a Fukuoka ma mai podio olimpico. Gli altri due legni arrivano con la 4x200 a Sydney e a Pechino, ma non scalfiscono i meriti di un atleta che resta tra i simboli del nuoto azzurro.

Emiliano Brembilla ad Atlanta 1996