La 4x200 stile - Maschi

Olimpiadi finite, siete già in crisi di astinenza da nuoto?

Non vi preoccupate, Fatti di nuoto non vi abbandona! Partiamo oggi con il primo (di sei) speciali riguardanti le staffette.

Prenderemo in esame i grandi eventi (Olimpiadi e Campionati Mondiali) dal 2000 al 2016, ed analizzeremo l'andamento tempi delle sei staffette. L'obiettivo è valutare l'andamento generale mondiale ed il conseguente comportamento dell'Italia in questi anni. 

In questo viaggio attraverso i numeri, partiamo con la staffetta che più è cara ai nostri colori, ovvero quella 4x200 stile che, parola del compianto Alberto Castagnetti, è termometro del movimento di una nazione. 

Oggi analizziamo la 4x200 stile libero maschile!



Dunque cominciamo con il registrare l'incredibile dato che vede gli USA non perdere un grande evento dal 2004 se non in occasione dei mondiali di Kazan, dove la Gran Bretagna l'ha spuntata di mezzo secondo. Questo, infatti, il medagliere parziale che tiene conto solo delle grandi manifestazioni qui analizzate.


Per i nostri colori i punti più alti sono in occasione dell'argento iridato a Fukuoka e del bronzo olimpico ad Atene, ma anche dei ben quattro quarti posti, l'ultimo dei quali alle Olimpiadi di Pechino. A Roma 2009 l'ultimo grande sussulto della nostra formazione, con il record italiano (gommato) in prima frazione di Emiliano Brembilla.

Il podio della 4x200 maschile ad Atene 2004: USA, Australia ed Italia

Più in generale possiamo vedere come siano gradualmente migliorati i tempi che valgono le posizioni sui podi, escludendo il biennio 2008-2009, per evidenti motivi di tecnologia.

I tempi validi per le varie posizioni, dal 2000 al 2012, sono così cambiati: 

per l'oro da 7'07" a 7'00"

per l'argento e per il bronzo da 7'12" a 7'03"

per l'ingresso in finale da 7'23" a 7'09"

Per meglio comprendere l'andamento delle cose, mettiamo questi numeri in un grafico: sull'asse delle ordinate ci sono i tempi, espressi in secondi, e sulle ascisse gli anni delle manifestazioni.


Come potete vedere le linee che rappresentano le medaglie hanno seguito, indicativamente, lo stesso andamento, così come la linea verde che rappresenta il tempo utile per l'ingresso in finale.

La linea azzurra invece, che riguarda il tempo dell'Italia, ha subito un'inversione di tendenza dal 2009 in poi, quando ha subito un peggiormente che, ultimamente, l'ha anche estromessa dalle finali che contano.

I motivi possono essere svariati, ne prendiamo in considerazione due. 

Da una parte un ricambio generazionale che non sembra ancora avvenuto, se pensiamo che, ad esempio, Filippo Magnini è titolare del quartetto ininterrottamente dal 2004 (a Rio 2016 avrebbe disputato la finale, qualora ci fossimo qualificati), oppure che atleti (che pur hanno dato il loro onesto contributo) come Alex Di Giorgio e Marco Belotti non sono più i giovani innesti del dopo 2009.

Dall'altra l'assenza di un leader trascinatore che si porti appresso il movimento: nel 2000 c'era Rosolino, poi ci sono stati Brembilla e Magnini, ma dopo loro la punta è venuta a mancare. 

Lo vediamo, nel dettaglio, nella prossima tabella.


Si parte con un Massi Rosolino in stato di grazia a Sydney (miglior tempo della finale in frazione interna) e poi trascinatore (insieme a Brembilla) del quartetto fino al 2008, quando però la tendenza azzurra peggiora e si allontana dai migliori.

Vediamolo meglio da questo grafico.



Anche in questo caso, l'andamento dei tempi del nostro miglior frazionista è rimasto simile a quello del miglior frazionista dell'intero parterre fino al 2008. Dopo, purtroppo, l'Italia non ha saputo più esprimersi a livelli medio alti, se si esclude il buon tempo di Detti a Rio (che non è comunque bastato per raggiungere la finale).

Una staffetta che è da rifondare ma che si basa su tradizioni ottime: questo il futuro, incerto, della 4x200 maschi.