È con un pò di tristezza che ci accingiamo a stilare il bilancio delle Olimpiadi di Rio 2016.
Tristezza perché un evento così, denso di campioni e prestazioni sorprendenti,
difficilmente lo rivivremo a breve.
Se per l’Italia le aspettative erano alte, ancor di più
lo erano per spettacolo e le prestazioni. Sono state rispettate? O abbiamo
avuto delusioni in un senso e nell’atro?
Scopriamolo insieme!
MEDAGLIERE PER NAZIONI
C’erano dubbi su chi avrebbe trionfato nella classifica
per medaglie? Non credo proprio. Lo strapotere statunitense è calato anche su
Rio, dove Team USA non ha mancato
quasi un colpo. Tutte le staffette vinte tranne la 4x100 stile donne, 3 ori
individuali per Katie Ledecky, doppietta nel dorso di Ryan Murphy e di Michael
Phelps (200 misti e farfalla), più qualche vittoria meno pronosticata alla
vigilia, come i 100 stile donne ed i 50 maschi di Ervin o i 200 dorso della
DiRado. Qualche piccolo buco c’è, tipo i 200 rana donne, ma sarebbe fare le
pulci ad una nazione che ha lasciato davvero le briciole alla concorrenza. Se
il CT Butini (riferendosi alle selezioni dei Trials) dice giustamente che non
dobbiamo copiare da culture differenti alla nostra, forse è il caso di iniziare
a cambiare la nostra cultura (o perlomeno provare ad ispirarci ai migliori).
Seconda nazione nel medagliere è l’Australia, a cui va la palma di prima delle deluse. Larkin,
Seebohm, McEvoy, Campbell: quattro nomi stra-favoriti della vigilia tornati a
casa senza nemmeno un oro individuale. Certo, ci sono i successi di Horton (che
riporta i 400 stile a casa dopo Thorpe) e del giovane Chalmers nella gara
regina, ci sono ben 4 argenti, ma da una nazione che vive di nuoto e rugby ci
si aspettava qualcosina in più. Anche loro dovranno riflettere: da anni
spaventano durante la loro estate senza però riuscire ad arrivare al top
nell’evento che conta.
Terzo posto pe l’Ungheria,
o meglio, per Katinka Hosszu. La Iron Lady si prende tre ori, e sarebbero
dovuti essere quattro se non fosse arrivata davvero stanca ai 200 dorso. Ma
l’ipotesi di spingere un po’ meno in batteria non viene presa in
considerazione: lei nuota così, prendere o lasciare. Tornando alle parole di
Butini, l’esperienza internazionale degli atleti si forma facendoli gareggiare:
l’esempio di Katinka (come di altri nomi) che ormai si allenano gareggiando (e
guadagnando) in giro per il modo è un’idea, ci rendiamo conto non per tutti, ma
forse per qualcuno.
La nazione sorpresa, ma non troppo, è il Canada, guidato dalla giovanissima
Penny Oleksiak, oro a sorpresa nei 100 stile. La ragazza nata nel 2000 era data
(anche da noi) tra le possibili outsider, ma l’oro sembrava un sogno
irrealizzabile. Invece lei (e l’americana Manuel) hanno saputo sfruttare la
débâcle della Campbell per portare a casa la vittoria. La nazione della foglia
d’acero è un altro esempio di come costruire un gruppo puntando sui giovani che
gareggiano spesso a livello internazionale: forse questo li porta ad arrivare
ai Giochi con più consapevolezza, qualità che è mancata a molti giovani
italiani.
Venendo a noi, la spedizione dell’Italia non è stata delle più rosee. Sostanziale differenza tra
Londra 2012 e Rio 2016 per l’Italia sono state le tre medaglie di Paltrinieri (oro 1500) e Detti (bronzo 400 e 1500 stile). Per il
resto non è cambiato molto: a Londra
abbiamo avuto 8 finali (4maschi e 4femmine) e 2 semifinali; a Rio 6 finali
(3+3) e 4 semifinali. Il livello medio ha deluso fortemente, ma di questo
ne parleremo più avanti.
CAMPIONE DEI CAMPIONI
Il titolo più ambito delle Olimpiadi è l’oro dei 100
stile? Ma certo che no, è la palma del
Campione dei Campioni, che si vince ottenendo il miglior punteggio
paragonando il tempo effettuato nella finale al record del mondo in vigore.
Sapete già chi sono i migliori? Eccoli!
Tra i maschi è scontato il primo posto per Adam Peaty, che ha nuotato un tempo nei
100 rana (57,17) che lo colloca tra i marziani: 101,38 punti. L’inglese di
acciaio è anche l’unico tra i maschi che è riuscito nell’impresa di migliorare
un world record a Rio.
Tra le donne, invece, la gara è stata più serrata: Katinka Hosszu ha aperto con uno
stratosferico 4,26,36 nei 400 misti (100,78 punti) ma Katie Ledecky l’ha subito superata, mettendo a segno la fenomenale
prestazione di 3,56,46, che le ha permesso di vincere l’oro ma soprattutto di
fare 100,81 punti. Per tre centesimi di punto, è proprio l’americana a
fregiarsi del titolo di Campione dei Campioni tra le donne.
In questa classifica, per noi la “consolazione” viene da Greg Paltrinieri, che alla vigilia
puntava anche al world record ma che si è fermato a 99,59. L’oro olimpico però,
non glielo toglie nessuno.
ITALIA A RIO
Abbiamo parlato nei giorni scorsi di delusione italiana,
ed i numeri purtroppo lo confermano.
Ma prima di proporvi questa analisi, vogliamo mettere in
chiaro alcuni punti:
1. Migliorarsi
alle Olimpiadi non è semplice per una miriade di fattori, alcuni dei quali si
possono conoscere solo entrando in una vasca olimpica. Ma migliorarsi DEVE
essere l’obiettivo di ogni atleta.
2. Il
non miglioramento potrebbe non essere un problema nel momento in cui ci si
avvicini molto al proprio personale / stagionale, oppure quando il tempo
effettuato (pur non essendo eccelso) permette all’atleta di centrare
l’obiettivo (ad es. ingresso in semifinale o finale, oppure medaglia).
Vi proponiamo, detto questo, una visuale di tutti gli
italiani in gara, i relativi tempi e piazzamenti ed il gap con il loro miglio
tempo, ottenuto con costume in tessuto.
Come potete vedere, solamente Gabriele Detti e Luca Dotto hanno migliorato il loro personal best
a Rio. Dotto l’ha fatto nei 50 stile, gara nella quale non migliorava dall’argento
mondiale del 2011, ma che non era la gara in cui ci si aspettava la prestazione
migliore. Nei 100 stile, purtroppo, non si è confermato sui livelli nuotati in
primavera.
Detti invece si è spinto fino al bronzo, sfiorando il
record italiano di Rosolino vecchio di 16 anni nei 400 stile e migliorandosi di
6 secondi nei 1500.
Per il resto, solo prestazioni più alte del proprio
personale. Escludendo Paltrinieri e Detti, chi più chi meno, i nostri ragazzi
non sono riusciti a lasciare il segno in quel di Rio. Un vero peccato.
IL NUOTO SI è FERMATO A
SYDNEY
Adesso una provocazione. Il nostro nuoto ha conosciuto
un’esplosione incredibile proprio nell’Olimpiade di Sydney: gli ori di Fioravanti
e Rosolino (più tutto il resto) hanno lanciato il movimento ai successi che
poi, negli anni a venire, si sono moltiplicati sia in campo maschile che
femminile.
Ma siamo proprio sicuri che l’Italnuoto si sia migliorata
da quel lampo che fu la spedizione australiana?
Nel seguente riepilogo troviamo il miglior piazzamento,
gara per gara, degli atleti italiani da Sydney a Rio, con relativo tempo.
A livello maschile,
ci sono diversi casi dove a Sydney venne nuotato un tempo migliore di quello
nuotato a Rio: 200 stile, 200 rana, 400 misti e 400 stile (di poco). In altre
situazioni, invece, il miglioramento non è stato abbastanza elevato per stare
al passo coi tempi. Vedi, ad esempio, Toniato che nuota praticamente lo stesso
tempo con il quale Fioravanti vinse l’oro, ma si piazza al 22esimo posto nei
100 rana.
Emblematico il
discorso staffette: se a Sydney con 7:12 si arrivava quarti nella 4x200, a
Rio con un lieve miglioramento (7:09) si rimane fuori dalla finale; discorso
analogo vale per la 4x100 stile che, ad onor del vero, a Rio ha nuotato in
condizioni non aderenti al reale valore del quartetto.
Per le femmine,
invece, il discorso è differente. Nei misti troviamo una situazione analoga: le
giovani presenti a Rio hanno nuotato tempi simili a quelli di Federica Biscia
nel 2000. Per il resto, laddove c’è Federica Pellegrini, abbiamo un picco di
prestazioni dovute alla sua carriera fenomenale, che ha naturalmente spostato
verso l’alto anche il valore delle staffette (un po’ per la sua presenza, un
po’ per il movimento che intorno a lei si è creato).
Dove invece non
c’è Federica (o Alessia Filippi), l’andamento dei tempi è stabile o solo in
leggero miglioramento: il livello medio del movimento non ha seguito la sua
leader. Un esempio: Alessia Polieri, pur disputando la semifinale, ha nuotato nei
200 farfalla nemmeno un secondo meglio di quanto fatto da Paola Cavallino,
settima ad Atene 2004.
Concludiamo con gli ultimi numeri: si tratta del PIAZZAMENTO MEDIO degli atleti italiani
(staffette comprese) olimpiade per olimpiade. Per calcolarlo, abbiamo tenuto in
considerazione solo il miglior piazzamento degli italiani, gara per gara,
dividendo poi il totale per il numero di gare.
Ecco i risultati.
Le olimpiadi con il miglior piazzamento medio? Sydney
2000 per i maschi, Atene 2004 per le femmine.
Rio è finita, Tokyo è la all’orizzonte. Adesso è il tempo
di riflettere, pianificare ed agire.