La 4x100 stile, la
staffetta veloce per eccellenza, quella spesso più spettacolare, dove un dettaglio può fare la differenza.
Un cambio azzeccato o azzardato, una formazione all’attacco o ai ripari: il
regno della velocità a squadre spesso si è deciso per piccoli ma importanti
motivi.
Oggi, proseguendo nel nostro viaggio all’interno della
storia delle staffette, analizziamo la 4x100
stile maschi. Partiamo con la tabella che ci riepiloga tutte le nazionali a
podio degli ultimi 16 anni di grandi manifestazioni, con un occhio di riguardo
al quartetto azzurro.
Già alla prima occhiata vediamo come, nel corso degli
anni, si siano succedute molte più nazioni al vertice rispetto alla già
esaminata 4x200. Ben 5 infatti sono le nazionali che si sono fregiate di un oro
nei grandi eventi: Australia, Russia, Sudafrica, Stati Uniti e Francia.
Sono sempre gli
americani ad avere le maggiori presenze ad alti livelli, ma la loro
supremazia non è così schiacciante come in altri casi. Vediamo, a conferma di
ciò, il medagliere di questa particolare selezione di eventi.
Tornando alla tabella iniziale, notiamo i miglioramenti
dei tempi necessari per i vari piazzamenti. Dal 2000 al 2016, la situazione è
la seguente:
Per l’oro, da 3’13” a 3’09”
Per l’argento da 3’13” a 3’10”
Per il bronzo da 3’17” a 3’11”
Per l’ingresso in finale da 3’20” a 3’14”
In questo scenario, l’Italia si comporta seguendo l’andamento
generale del movimento, come dimostra il grafico seguente.
Se escludiamo infatti l’ultima e sfortunata esperienza di
Rio 2016 ed il mondiale del 2005, la staffetta veloce azzurra ha sempre
disputato la finale, raggiungendo anche un argento ed un bronzo mondiali e
rimanendo spesso più vicina al tempo per il podio (linea 3) che al tempo necessario per l’ingresso
in finale (linea FIN).
Leader indiscusso dei quartetti veloci azzurri (qui ancor
più che nella 4x200) è Filippo Magnini, da 13 anni fiore all’occhiello della
velocità italiana.
Il “Re Magno”,
dall’alto dei suoi due ori mondiali, ha trascinato un movimento intero, dall’epoca
di Rosolino e Vismara ai recenti successi con Orsi e Dotto. Le sue frazioni
sono spesso state le migliori della squadra, vicine anche alle migliori dell’intera
finale disputata.
Per una staffetta che si gioca sempre sul filo dei
centesimi, gli sprint finali di Magnini ci hanno spesso regalato piazzamenti
importanti, oltre a qualche quarto posto sfortunato.
Ma c’è qualcosa di ancor più importante da sottolineare:
dietro Filippo e grazie alle sue prestazioni spesso ispiranti, è cresciuta una
nuova generazione di sprinter (Orsi e
Dotto per l’appunto) che ha a sua volta stimolato un’altra generazione di
belle speranze, che comprende i vari Izzo
e Miressi, sulla quale l’Italia può puntare per un quadriennio roseo in
vista di Tokyo 2020.
Forse l’era Magnini è finita (o forse no), ma la sua
eredità è molto importante.