Il nuoto in vasca da 25 metri
è talmente diverso dal nuoto in vasca da 50 metri da poter quasi essere
considerato un’altra disciplina. I
record del mondo sono molto più bassi e gli specialisti della vasca corta non
sempre riescono ad ottenere gli stessi risultati in vasca lunga. La vasca da 25
necessita di una discreta specializzazione da parte degli atleti, i quali però
spesso utilizzano le competizioni in vasca corta soltanto come viatico
preparativo alla stagione estiva, ovvero quella in vasca lunga.
Dal 6 all’11 dicembre Windsor in Ontario, Canada, ospiterà la
tredicesima edizione dei Campionati
Mondiali di nuoto in vasca corta. Nati nel 1993, i mondiali in vasca corta
si disputano con scadenza biennale (dal 2000 negli anni pari) e rappresentano
la vetrina più importante della stagione natatoria in vasca da 25 metri.
I mondiali in vasca corta sono
nati perlopiù come manifestazione dimostrativa e sono relativamente più giovani
rispetto all’altra grande gara-spettacolo della stagione in vasca corta, la FINA World Cup (la quale si disputa
ogni anno su più tappe fin dal 1989). Rispetto alla FINA World Cup, che ha una
classifica a punti e premia un vincitore unico per sesso al termine delle varie
tappe, i mondiali in vasca corta assegnano medaglie per sesso e gara, proprio
come i mondiali in vasca lunga. Se c’è un evento in vasca corta al quale gli
atleti elite tengono particolarmente (e che quindi, se decidono di
parteciparvi, preparano con cura) sono proprio i mondiali.
Il Canada ospita per la prima
volta la rassegna, proprio dopo la migliore olimpiade di sempre per gli atleti
della foglia d’acero. Il WFCU Centre,
che solitamente ospita partite di hockey su ghiaccio, si vestirà a festa anche
per celebrare la campionessa olimpica Penny
Oleksiak e gli altri ragazzi terribili della nazionale canadese.
Come sempre Fatti di Nuoto seguirà completamente ed
in diretta l’evento, con analisi di risultati, numeri e curiosità.
In questa sede partiamo
analizzando la storia dei mondiali in vasca corta cercando di scoprire quale
sia la nazione più forte di sempre in questo evento.
La vasca corta nemmeno esiste
negli States, molti fenomeni come
Phelps vantano pochissime apparizioni (1 oro ad Indianapolis 2004, niente di
più), ma loro sono lo stesso lassù, ampiamente le prima forza anche in questa
classifica. L’Australia segue a 30
ori di distanza e ad altri 30 c’è la Cina.
Nemmeno un’edizione disastrosa come quella di due anni fa (17 medaglie, 2 soli
ori) potrebbe cambiare qualcosa. L’Italia
è laggiù al 20esimo posto: la carenza di specialisti veri , mista alla volontà
dei nostri big di preparare altri eventi (!), ci ha sempre un po’ penalizzato
in questa competizione.
La solfa non cambia nemmeno in
ambito maschile, dove 11 ori dividono USA
e Australia. Il Brasile, grande
patria di velocisti, è comunque lontano a 17 ori, mentre gli azzurri “salgono”
al 15esimo posto con 4 titoli.
Poteva cambiare qualcosa tra
le donne? Ovviamente no, se non che Cina
ed Australia si scambiano i gradini del podio dietro agli Stati Uniti. L’Italia, con 1 solo oro
al femminile vinto nella storia, è 23esima.
L’edizione 2016 potrà cambiare
qualcosa in questa classifica? A livelli altissimi probabilmente no, ma sarà
interessante vedere come, a distanza di due anni, cambieranno gli equilibri
mondiali. Questo, per la cronaca, il medagliere di Doha 2014.